Il ministro Tajani dichiara che a Gaza è in corso una carneficina, non un genocidio, chiarendo la posizione dell’Italia sul conflitto.
Nel pieno della crisi a Gaza, il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto pubblicamente durante il Festival Dannunziano a Pescara, dove ha ricevuto il premio “Fare Pace”. Le sue dichiarazioni hanno sollevato un ampio dibattito, soprattutto per la scelta delle parole usate per descrivere il conflitto in corso.

“Una carneficina più che un genocidio”
A margine dell’evento, Tajani ha risposto alle affermazioni della vicepresidente della Commissione UE che ha parlato di “genocidio” riferendosi alla situazione a Gaza. Come scritto da ilfattoquotidiano.it, le parole del ministro sono state chiare: “Mi pare che sia una carneficina più che un genocidio. Però non è la questione delle parole che cambia la situazione”.
Tajani ha quindi spiegato la differenza concettuale tra i due termini, dichiarando: “Genocidio ha un significato particolare per me. Ho parlato di carneficina. Genocidio è una scelta deliberata di distruggere un popolo; genocidio era quello che Hitler aveva in mente per distruggere la popolazione di religione ebraica, per distruggere i rom, per distruggere persone omosessuali. E quello è il genocidio”.
Questa distinzione non è soltanto terminologica, ma riflette anche una posizione diplomatica precisa: il governo italiano evita etichette estreme per non compromettere i canali di comunicazione con le parti in conflitto.
L’Italia e il ruolo nel dialogo
In un altro passaggio, Tajani ha evidenziato come l’Italia stia lavorando attivamente per il dialogo: “Lavoriamo per favorire il dialogo tra le parti, ma non veniamo ascoltati”. Questa frase riflette una frustrazione diplomatica, ma anche la determinazione a mantenere un ruolo attivo nel Mediterraneo.
Durante la cerimonia, Tajani ha ricevuto il premio “Fare Pace” per il lavoro svolto in ambito umanitario, in particolare per l’accoglienza e le cure fornite ai bambini feriti provenienti da Gaza. Tuttavia, l’evento non è stato privo di tensioni: manifestanti e oppositori politici hanno contestato la sua presenza, accusando il governo di non fare abbastanza per fermare le violenze.